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Counseling Espressivo & Arteterapie

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:::>>>Dalla creta alla cretazione. Un’arte che cura  di Caterina Bonfiglio

 

La manipolazione della materia e in definitiva il concetto stesso di trasformazione è, in concreto, una dominante essenziale del fare ceramica, espressione tangibile della profonda versatilità e potenzialità iconografica di questa tecnica artistica complessa per il fatto di contenere in sé molteplici possibilità inerenti le differenti modalità espressive -pittoriche e insieme plastiche-, la tipologia di materiali, forme, funzioni, tempi di realizzazione.
 “Dalla creta alla cretazione” di G. Trani fa luce proprio su questa vocazione intrinseca di  mettere in forma e trasformare tipica della tecnica di modellazione dell’argilla e delle sue caratteristiche fisiche ed espressive.
La creta è materia viva essa stessa, è naturale, risponde alle nostre sollecitazioni. Se vi imprimiamo un segno con le nostre dita la traccia resta per sempre. Ci vuole una certa fisicità per addomesticarla, ma al tempo stesso è duttile, risponde e si trasforma sotto i nostri gesti, si lascia plasmare, ma ti suggerisce anche come essere plasmata. Infine ha bisogno di tempo, e di cura, è esigente, ha un suo equilibrio, una sua omeostatica realtà (calore, plasticità) a cui bisogna assolutamente prestare attenzione. Sono tutti questi elementi che la rendono un potente mezzo per tirar fuori e portare alla luce i nostri vissuti emotivi più profondi. Perché essa stessa ti suggerisce emozioni forti. Nella frenesia del fare, del dare vita all’oggetto, nella frustrazione quando sfugge al tuo controllo, nelle sensazioni fisiche che ti trasmette quando scivola sotto le tue dita. Permette di ricontattare la memoria arcaica, il ricordo. Con il tatto si attivano stati di concentrazione e di meditazione profonda che facilitano il dialogo interiore.
Amplifica e mette in evidenza più che altrove, perché nella scultura ti esponi, oggettivizzi la tua realtà, la metti fuori da te, distanziandotene nella forma concreta che hai plasmato e che è, lì, assolutamente evidente, non nascondibile.
Il libro è un percorso narrativo affascinante già di per sé per l’uso frammentario che l’autrice fa del suo particolare stile linguistico, con continui intrecci e rimandi a racconti e situazioni biografiche, riflessioni filosofiche, brani poetici, incontri fortuiti, frammenti di dialoghi, ma soprattutto per essere uno sguardo d’insieme attento e prezioso sull’utilizzo delle tecniche di manipolazione della creta come canale esplorativo privilegiato per chi operi nell’ambito della relazione d’aiuto, e in generale in quelle professioni che come l’Arteterapia e il Counseling Espressivo si occupano della salute e del benessere dell’individuo.
Un testo ricco di suggerimenti “su come prendere la terra e trasformarla”. La CRETAZIONE appunto, come possibilità di manipolare la materia plastica e l’agire diretto su essa delle mani attraverso azioni controllate e al tempo stesso profondamente creative che si trasforma in  esperienza di cura.
Un’arte che “cura” perché capace di rendere manifesto ciò che è spesso nascosto a noi stessi o che talvolta ci affanniamo a nascondere e che nel contatto con la materia può ora, invece essere messo immediatamente  in  forma. La  cretazione come percorso affascinante di sperimentazione e scoperta prima ancora che di produzione di oggetti, cerca di sviluppare alcune prerogative di originalità e creatività del pensiero legate all’uso delle mani, del tatto e delle esperienze concrete. Permette di dare matericità ai propri pensieri, riconoscere e ri-creare immagini di noi, modalità di essere e di comportarci, attraverso un percorso di narrazione figurativa che con la manipolazione della creta ci fa saggiare la possibilità di dar forma e riconoscimento alle trame del proprio fare, dal familiare all’estraneo e viceversa.
La cretazione possiede in questo senso un valore narrativo importantissimo: permette di mettere in immagine con-creta-mente e creativamente il proprio sé, quel sè interiore che non sempre si riesce ad esprimere. L’oggetto transazionale creato rivelatore potentemente fisico di scene, situazioni, accadimenti e stati d’animo differenti diviene strumento di un’esperienza realistica e riparatoria di sé immediata.
L'impatto con questo particolare materiale,  la necessità della sua trasformazione facendo esperienze concrete su volumi, spazi, colori e forme permette, infatti, di fare i conti con le proprie intenzionalità e aspettative liberando modalità creative nuove capaci di garantire e potenziare autostima e assertività. Il confronto con la materia, la possibilità di intervenire su di essa, in modo creativo e costruttivo permette di ri-conciliarsi con se stessi, “mettere in forma” la propria personalità, ed esplicitare i propri confini.
Nel libro si valorizza e chiarisce più volte l’importanza di essere creativi, di trovare nelle varie fasi della propria vita una dimensione creativamente appagante come esito segreto del proprio benessere. Dalla creta alla cretazione è una memoria vitale ed efficace di come le esperienze creative, il gioco e lo sviluppo espressivo dell’individuo siano alla base secondo l’autrice di una migliore qualità della sua vita.
La cretazione e la ceramica vestita da argilla-terapia è il canale da lei trovato  -e anche il mio- che guarisce i silenzi dei misteri. Ha lenito le domande di mondi inascoltati, ha mostrato con la forza della produzione la capacità di tamponare nella crescita anche le amare delusioni. Pezzi duri, molli, alti, larghi, tondi, ciotole e vasi ben riusciti o no, scarti, cocci…, e questo bel lavoro della Trani mi fanno ricordare quello che scriveva  Thomas Mann  ne  La montagna incantata: “il sintomo della malattia è un travisamento dell’attività amorosa. Ogni malattia è una metamorfosi dell’amore”

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