La sala riunioni dell’albergo è gremita di gente, non credevo che Bert Hellinger attirasse così tante persone. Le pareti della sala sono tappezzate da gigantografie dell’immagine del terapeuta tedesco che mi lasciano a dir poco impressionata della grandiosa operazione commerciale di questo nuovo guru dell’Anima. Sì, perché stasera tutto fa pensare ad un evento spirituale nel senso più letterale del termine, e ne ho subito conferma dall’ingresso plateale di Bert e sua moglie Marie Sophie che si siedono su due sedie ai margini di una sorta di proscenio, quando una musica sacra tardo-medioevale inizia a risuonare per la stanza per oltre dieci minuti. Sembrava di essere a Messa!
Una volta terminata la musica Hellinger scrocia le mani, si avvicina al limite del soppalco ed un applauso interminabile rimbomba per la sala calamitando tutti i presenti su due piedi e inducendo i vari inchini del terapeuta.
Finalmente si comincia.
Hellinger chiede subito se in sala ci sono due persone innamorate ‘fresche’ – uso le sue esatte parole – .
Io abbasso lo sguardo, sia mai succeda come a scuola quando venivo interrogata proprio il giorno che non avevo fatto le espressioni, ma subito dopo un uomo e una donna alzano la mano e vengono invitate a salire sulla pedana.
Hellinger li invita a posizionarsi nello spazio e i due finiscono per disporsi uno di fronte all’altra. Occhi negli occhi la coppia resta a fissarsi a lungo, proprio a lungo, il silenzio e l’immobilità della scena diventa quasi imbarazzante, tanto che iniziano gli starnuti e i colpi di tosse degli impazienti. Ad un certo punto la donna, quasi sempre la più impulsiva della coppia, si getta al collo del suo compagno e subito dopo torna al suo posto, forse intuendo che non era quella la situazione più adatta per procedere ad altro.
L’uomo fa per aprir bocca ma Hellinger gli intima di non dire niente, di affidarsi solo alle sensazioni suggerite dal corpo. Ormai saranno passati più di dieci minuti.
La donna inizia a toccarsi i capelli e sistemarsi la gonna, sempre tenendo lo sguardo fisso sull’uomo. Lui, finalmente, avanza di un passo.
Dopo altri minuti di un altro.
I minuti si liquefanno e la situazione inizia a farsi pesante.
Io benedico il cielo di non trovarmi al posto di quella donna.
Hellinger commenta che evidentemente c’è qualcosa tra i due che impedisce loro un avvicinamento definitivo, e che il nostro compito – o meglio, penso io, il suo – è quello di provare a capire di cosa si tratti.
A questo punto lo psicoterapeuta invita uno dei presenti a sdraiarsi in mezzo alla coppia.
Adesso sulla scena sono in tre.
Dopo uno o due minuti, la donna scavalca il corpo della donna stesa a terra e si avvicina di nuovo al suo compagno.
Ora i due saranno sì e no a due metri di distanza.
La ragazza stesa a terra si avvicina alla donna, mentre l’uomo si avvicina ancora di più alla sua compagna; adesso saranno a pochi centimetri di distanza.
La persona a terra adesso è seduta e rivolge lo sguardo implorante ora a lei ora a lui.
Hellinger allora chiama un’altra persona e le dice di sedersi accanto alla terza rappresentante, quella seduta a terra. Quest’ultima si sdraia di nuovo e la donna – l’innamorata ‘fresca’ – la scavalca una seconda volta.
A questo punto interviene Marie Sophie evidenziando che la donna ha un forte desiderio dell’uomo ma che lui ha come un muro davanti che gli impedisce un avvicinamento definitivo: sembra che entrambi portino nel rapporto qualcosa che ancora devono risolvere ed in cui sono occupati.
Quindi precisa che in ogni rapporto appena iniziato grazie alle Costellazioni si può chiaramente vedere che cosa la coppia porta con sé, qual è il presente e quale sarà la prospettiva per il futuro.
La coppia a questo punto non si sta più guardando.
Secondo Marie questo significa che i due vogliono vedere nell’altro una persona diversa da quella che è nella realtà, o meglio solo una parte della persona reale.
Con ogni probabilità le due persone sedute per terra sono due figli che non vogliono scomparire. Hellinger interviene chiarendo che con le Costellazioni non si vuole scoperchiare qualcosa di nascosto e temuto, ma che i figli esistono ancora e stanno aspettando di essere riconosciuti.
Sophie chiama un’altra persona e la sistema in piedi davanti al compagno della donna.
Questa persona inizia a fissare l’uomo con insistenza.
Hellinger sostiene che tutto quello che è successo resta per sempre, che nessun amore scompare un volta che è stato. Che non c’è bisogno di frequentarsi, di vivere insieme, e che l’amore resta comunque.
Sophie cambia posto alla partner e la sistema di fianco al suo compagno.
La soluzione sta già nell’aver mostrato che c’era qualcosa in mezzo alla coppia affinché questo qualcosa possa essere tolto di mezzo, una volta accettato e reso cosciente.
Hellinger aggiunge che quando due persone sono innamorate di solito assumono l’atteggiamento, fisico o metaforico, di correre l’uno verso l’altra, e che questo era dimostrato dall’iniziale sistemazione frontale, ma che adesso che quei due sono posizionati uno di fianco all’altro tutto è cambiato, tutto è ancora aperto.
Hellinger dice qualcosa a proposito dell’amore a due che riesce: un uomo passeggia per strada ed all’improvviso scatta un colpo di fulmine verso una donna che gli compare davanti. Cos’è questo qualcosa che spinge i due l’uno verso l’altro? Il terapeuta sostiene che non si tratta di libertà, ma di destino. “Altro che libero arbitrio!!”, aggiunge poi ribaltando il pensiero comune di tante persone, forse compreso il mio.
Ognuno dei due partner proviene dalla sua famiglia e va incontro a quella dell’altro affinché si possa stabilire un ‘ordine’ rispetto a qualcosa che nella propria famiglia d’origine non è ancora stato risolto e di cui la nuova coppia rappresenta una pagina pulita, una pagina nuova.
Chi è, incalza Hellinger, che attraverso i propri occhi è riuscito a vedere realmente l’anima del compagno e chi, osservando con somma attenzione dentro quegli occhi, vi ha scorto un segreto, un qualcosa di molto speciale da cui è attratto?
L’uomo è attratto dalla donna per quello che a lui manca, e viceversa. Quindi quando due persone si guardano così profondamente ed accolgono l’altro così com’è, quando lo amano per quello che è, l’uomo e la donna si percepiscono nell’anima in maniera completa, e per questo solo fatto diventano completi essi stessi. L’uomo diventa completo con quella donna in particolare e viceversa, con quella donna e con quella soltanto.
A questo punto Bert scioglie la prima Costellazione ed invita tutti i presenti a chiudere gli occhi e ad immaginare quelli del partner, lasciandosi andare alle vibrazioni suscitate da quella visione: ci invita poi a provare a sentire una canzone d’amore e ad accettare lo sguardo della persona immaginata così com’è.
Ecco la volta di una seconda coppia: un uomo e una donna sorridenti salgono sulla pedana con lo sguardo sicuro e Bert li invita a disporsi uno di fronte all’altra ed a guardarsi con gli occhi dell’anima ed a provare ad accettarsi così come sono, con totale consenso.
Lei alza leggermente le mani rivolgendo in alto i palmi e lui fa un piccolo passo in avanti. Si abbracciano.
Bert chiama una terza persona e la dispone alle spalle di lei. I due sono ancora abbracciati.
Sophie sposta la terza persona di fianco alla coppia. La donna gli rivolge lo sguardo per poi distoglierlo subito dopo e riabbracciare il partner.
Bert interviene subito intimando alla donna di pronunciare queste esatte parole al suo compagno: “Tu sei il secondo!”. Lei sembra interdetta, forse non capisce il perché di quella frase, ma ciononostante ripete quelle parole.
Bert rincara la dose e dice alla donna di dire al suo compagno: “Vai!”; lei ripete quella parola non troppo convinta provocando una fragorosa risata in tutta la sala.
La coppia si abbraccia di nuovo.
Hellinger sostiene che quando un amore riesce è per un dono di Dio, e che noi non possiamo forzarlo.
Aggiunge poi che nelle mani della donna, in quelle mani rivolte verso l’alto c’era qualcosa, e che quando è entrata in scena la terza persona lei si è precipitata verso il compagno attuale, negando quella presenza. Hellinger spiega che quel terzo uomo rappresentava un legame precedente non ancora risolto, e ripete le parole pronunciate poco prima, cioè che tutto quello che è stato resta per sempre.
Dutante il primo profondo rapporto di coppia, tra i due partner nasce qualcosa che dura tutta la vita e che noi non possiamo negare. Anche una volta finito, questo primo rapporto continua ad agire nella dinamica di quello nuovo, dal che segue che una nuova relazione può funzionare solo quando e se viene riconosciuta ed accettata la precedente.
Se viceversa il primo partner viene spinto via, come sembrava fare la donna, questo continuerà anche se in maniera inconscia a condizionare il nuovo rapporto. In caso poi di figli in seconde nozze succede spesso che i bambini inizino a comportarsi come il partner precedente, manifestando comportamenti difficili che scompariranno solo una volta risolto il precedente legame.
L’incontro prosegue con una terza Costellazione che non fa che confermare quanto venuto alle luce nelle prime due.
Devo dire che l’atmosfera è intensa e particolare: nonostante le conclusioni a volte difficili da accettare razionalmente, in Hellinger c’è qualcosa che ti spinge a dare fiducia al suo modo di operare.
Vero è che non è per niente facile, dato che a volte le deduzioni a cui il terapeuta tedesco sembra arrivare con assoluta certezza sembrano scaturire quasi per caso, o meglio in conseguenza di una lettura delle varie rappresentazioni originata da uno schema delineato a monte e ritenuto valido una volta per tutte. Quindi in un certo senso, dogmatica: la donna della seconda Costellazione, mi chiedo io, avrà davvero avuto un precedente legame non ancora risolto?
Ma è giusto anche dire che se siamo davvero fatti di energie, e che esistono energie invisibili ma non per questo meno presenti, ecco, quelle energie Bert le trasuda tutte, come fosse dotato di una lente speciale da supereroe del non-palpabile in grado di rendere un po’ più chiare al mondo intero le varie dinamiche che sottostanno ai nostri spesso troppo confusi rapporti interpersonali, familiari o di coppia, o quantomeno provarci. |