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:::>>>  Copioni esistenziali .......cambiamento e……ArtCounseling     di Gabriella D’Amore Costa

 

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Il giorno in cui dimenticherai
qualche "Perchè", forse ti accorgerai
d'essere in vita.

Vedrai invece di guardare.
Ascolterai invece di udire.
Respirerai invece di boccheggiare.

Gusterai invece di inghiottire.

Comunicherai invece di riferire.
Così. Sentirai godere 
ogni cellula del tuo Essere.

Tu puoi decidere come, quando, dove, 
fare accadere questo giorno
(Ri-trovarsI-prima di cercare l'altro,
Edoardo Giusti)

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Tutto il mondo è un palcoscenico
e tutti gli uomini non sono che attori,
essi entrano ed escono; 
ed ogni uomo, nel suo tempo, recita molte parti.
(W.Shakespeare)

 

 

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Quante volte nella nostra vita di bambini siamo stati attaccati da frasi killer del tipo: ” stai fermo, muoviti, fai piano, sbrigati, non toccare, stai attento, mangia tutto, lavati i denti, non ti sporcare, stai zitto, chiedi scusa, saluta, non disturbare, non correre, non stai mai attento, non sei capace, sei troppo piccolo, ormai sei grande, vai a letto, ho da fare, gioca per conto tuo,  non si parla con la bocca piena”; quante volte invece avremmo voluto sentirci dire: “ti amo, sono felice di averti, troviamo un po’ di tempo per noi, come ti senti, sei triste, hai paura, raccontami, che cosa hai provato, mi piace quando ridi, puoi piangere se vuoi, che cosa ti ha fatto arrabbiare,  ho fiducia in te, ho voglia di parlarti, ho voglia di ascoltarti,  mi piaci come sei, è bello stare insieme, dimmi se ho sbagliato”
Ecco che le fondamenta della nostra autostima vengono minate, e proprio all’inizio della costruzione di sè. Il lungo viaggio verso l’autonomia, l’autorealizzazione e quindi il ben-essere non è uno stato che si raggiunge una volta per tutte, ma piuttosto un obiettivo verso il quale tendere e che coinvolge sempre l’individuo insieme  con l’ambiente di cui esso fa parte. Il “non sentirsi OK” proprio all’inizio del percorso porta all’introiezione di un copione disfunzionale di malessere cronico e fallimento che castra la crescita verso l’autonomia rendendoci depressi, passivi, continuamente richiedenti e bisognosi di un costante appoggio e di conseguenza rafforzando la nostra percezione di “non essere OK” e quindi non volersi bene, non accettarsi sono tutti sentimenti che provocano una profonda ambivalenza nelle relazioni con l’ambiente tra paura dell’esposizione e desiderio dell’accettazione generando comportamenti e poi stati di solitudine cronica.
Il copione esistenziale è stato definito da Berne, padre dell’Analisi Transazionale , “un piano di vita inconscio che si basa su di una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori (attraverso messaggi verbali e non verbali) , giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva”.
Ciascuno di noi recita sul palcoscenico della vita un dramma che ha un inizio, un punto di mezzo ed una fine. All’età di circa quattro anni, le parti essenziali della trama sono già decise. A sette anni la storia è completata nei dettagli principali. Nella pre-adolescenza si dà qualche ritocco e si aggiusta qualche particolare. Durante l’adolescenza si rivede il copione e lo si aggiorna con aderenza alla realtà del momento.
Le nostre prime decisioni sono quelle più profonde ed immutabili e determinano in maniera fondamentale l'assunzione del ruolo con cui ognuno di noi poi recita la sua parte sulla scena del mondo.
Come in ogni recita c'è chi fa il buono e chi il cattivo; come nei film western c'è chi vince e chi perde. Così nella vita ci sono i principi e i ranocchi come nelle fiabe. Ci sono gli scudieri che ce la mettono tutta, non per vincere, ma con la speranza di restare in pareggio. Con i copioni si assumono ruoli e comportamenti che ci distinguono come: La Buona Madre di Famiglia, La Brava Moglie; La Maestra; La Strega; L'Infermiera; L'Ape Regina; Il Bravo Papà; Il Play Boy; Il Povero Me; ecc.
“Il nostro copione è dunque quell'unico modo di esprimerci con cui tendiamo a recitare la nostra vita e anche se tale modalità non è necessariamente negativa, sarà comunque, per ogni individuo, un impoverimento rispetto alle sue potenzialità inutilizzate. Ogni uomo, inteso nella realizzazione più piena, è infatti portato ad evolversi nell'arco della propria vita, e perciò ogni limitazione o ripetitività non è altro che ostacolo e gabbia che blocca e distorce il suo intrinseco bisogno di crescita” (Isabella Piombo, Artiterapie 1995)
Quando le decisioni di copione permettono di affrontare bene la realtà, si ha un copione costruttivo detto vincente, cioè un piano di vita che prevede un tornaconto appagante e consente alla persona di ottenere gli scopi che dichiara. Quando, invece, le decisioni di copione non aiutano a gestire efficacemente la realtà il copione diventa perdente, cioè un piano di vita che prevede un tornaconto doloroso e comporta per la persona l’impossibilità di realizzare gli scopi che dichiara, restringendo le sue possibilità di scelta in comportamenti autolimitanti e improduttivi. 

E’ necessario sapere, però, che ognuno può cambiare il suo copione, esso non è una condanna a vita senza possibilità di indulto, basta VOLERLO! E’ la consapevolezza dei bisogni unita alla “tendenza attualizzante”, connaturata ad ogni individuo e suo inalienabile patrimonio personale che ci permette di esplorare in maniera creativa nuove possibilità di esistenza . Bisogna attivare le spinte vitali seguendo il principio di preferenzialità, da opporre alle introiezioni ambientali, senza però cadere nella trappola illusoria dell’Essere Perfetto: il limite umano esiste e non vi è altra possibilità che conoscerlo ed accettarlo. Il grande paradosso del cambiamento è diventare quello che si è! Essere calati in un continuum di consapevolezza nel “qui e ora” e responsabili delle proprie azioni si traduce nel vivere l’esperienza attimo dopo attimo, nella sua interezza, senza evitamenti e distrazioni che da un lato ci proteggono da dolori e paure e dall’altro ci allontanano dal nostro stesso essere. 
Gli esistenzialisti ritengono che noi siamo ciò che stiamo diventando; sebbene siamo largamente il prodotto delle esperienze passate, che hanno contribuito in maniera così massiccia al formarsi del nostro copione di vita, non siamo prodotti finiti, abbiamo una piccola e preziosa area di libero arbitrio: POSSIAMO FARE SCELTE!
Restando in pieno contatto con pensieri, emozioni e sensazioni si scopre che è impossibile trattenerli: la vita è un continuo fluire di immagini che richiamano la nostra attenzione e si staccano dallo sfondo chiedendo soddisfazione a determinati bisogni e desideri che, se ascoltati, si dissolvono da soli e dal vuoto che resta emergono nuove esperienze e nuove possibilità.
È ovvio quindi che quando la consapevolezza scorre in maniera fluida i nodi si sciolgono: non c’è patologia. Se invece il processo si interrompe e subentra la fissazione ad alcune limitate esperienze, oppure gli stimoli si affollano nella coscienza e si confondono l’uno nell’altro senza trovare uno spazio di esistenza propria, allora si formano impasse paralizzanti. Viviamo stati di malessere ed entriamo nella patologia. La saggezza naturale si interrompe e la salute mentale, che appare e prende forma proprio in quel libero fluire, viene sostituita da fissazioni a stati emozionali e a nuclei cognitivi che si ripropongono in maniera stereotipata e ripetitiva, strutture rigide, sempre uguali a sé stesse, nelle quali ci identifichiamo. Ecco quindi l’importanza dell’attenzione costante al nostro sentire per interrompere i copioni comportamentali usati e ripetitivi. Non appena, infatti, l’attenzione viene diretta verso la consapevolezza dell’azione, del pensiero, delle intenzioni e dei desideri , le persone recuperano la loro “presenza nel mondo” che rende di nuovo possibile assunzione di responsabilità e scelte personali.
Il disagio esistenziale che un copione disfunzionale porta con sé, interrompe un progetto di vita, deviandolo, sconvolgendolo. Il malessere interiore, il turbamento psichico può ridisegnare una condizione di progettualità esistenziale, ponendo l’individuo in una situazione di crisi, quale occasione di evoluzione, di cambiamento, di nuova e diversa ritrascrizione esistenziale.
In questi momenti di inquietudine in cui si comincia ad avere consapevolezza della necessità di un cambiamento ma non si sa “che pesci pigliare”, un valido aiuto può essere dato dall’intraprendere un percorso di Counseling Espressivo una modalità di intervento che integra le abilità  proprie del Counseling con le tecniche  artistico - espressive, fornendo uno strumento operativo per il raggiungimento e lo sviluppo di un Ben-Essere fisico, psichico e sociale.
Trattandosi di una esperienza che coinvolge la globalità della persona a livello sensoriale, emotivo, cognitivo permette la costruzione di nuove strutture psichiche e la sperimentazione di nuove modalità procedurali, simboliche e relazionali atte a favorire il cambiamento.
Esso, inoltre,  può rappresentare un  “contenitore emotivo”  dove trovano spazio le emozioni che causano disagio, tensione, disorientameto, passività o aggressività. Nelle molteplici forme dell’ArtCounseling sussiste una grande potenzialità nell’esprimere emotività nel far trapelare sentimenti che spesso non si vogliono esternare verbalmente. Immergendoci nel nostro atto creativo abbassiamo le resistenze e le censure di quella parte cosciente di noi che ci “critica” e ci “giudica”, facilitando il contatto con il nostro sé più intimo.
Ci si mette in gioco -e nel gioco- secondo il proprio sentire, sperimentando così quell’unità mente-cuore che spesso ci neghiamo e ci sentiamo negata. Permettendo al nostro sentire interiore di esprimersi, apriamo la strada ad una maggiore consapevolezza di noi, della nostra forza e delle nostre abilità risolutive. Lavorare con la creatività significa imparare ad esperire un modo nuovo, una visione nuova o un punto di vista diverso su pensieri, situazioni, esperienze passate e non che condizionano il presente, modificando così schemi ripetitivi di vita che paradossalmente ci rassicurano, ma, al contempo, creano blocchi e disagi.
Il percorso di Counseling Espressivo è, insieme, libertà di esprimere contenuti personali, di costruire o realizzare qualcosa di esteticamente bello in un itinerario finalizzato al piacere dell’espressione creativa. I processi creativi sono una fonte di benessere e di salute per ogni singolo individuo, attraverso un’attivazione dei propri processi di conoscenza e di creatività. Dall’elaborazione creativa scaturisce il prodotto artistico che determina un processo di cambiamento in ogni persona che immagina, che scrive, che suona, che danza. Le polimorfe sfaccettature creative ci consentono infine di evidenziare il proprio presente esperienziale, riflettendo nella propria vita quel ritmo del rituale catartico implicito nelle fasi della creazione: dalla creatività, alla creazione… per ritornare finalmente “al punto di partenza, e per la prima volta conoscere quel luogo”.

 

Gabriella Costa

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Gestalt Counseling e Art Therapy
Margherita Biavati
Prezzo € 15,00
Società Editrice Il Ponte Vecchio
Pagg. 239

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