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:::>>> L'ARTE che GUARISCE > Isabella Piombo Psicologa, Art Counselor e Gestalt trainer

 

L'artista che c'è, piccolo o grande, in ognuno di noi ci permetterà di essere protagonista delle nostre emozioni e dei nostri sogni e le tecniche artistiche sono strumento per comunicare con i nostri simili in una società ove si tende a vivere passivamente, a "consumare" le emozioni altrui, magari quelle che ci passa un televisore.

L'evento creativo è un processo ove concorrono esperienze emotive, immagini inconsce, scelta cosciente e struttura logica. Il momento creativo è l'atto dell'esprimere, è un'emozione che viene alla luce. In questa dinamica relazione fra anima e corpo si crea lo spazio per la relazione terapeutica, riabilitativa ed educativa.

Grazie al generalizzato aumento del tempo libero a disposizione, all'innalzarsi del livello della qualità di vita e ad uno sviluppo culturale generalizzato, si va sempre più diffondendo la consapevolezza dell'azione terapeutica insita nella possibilità di esprimere la propria soggettività psichica.

L'Arte-terapia, infatti, almeno per quanto concerne l'area educativa, consiste nella ricerca del benessere psichico, fisico e sociale attraverso un percorso terapeutico che fa appello alla creatività e alla capacità di comunicazione, per ottenere un positivo sviluppo personale.

Non è il trattamento di una malattia, dunque, ma un processo che persegue l'obiettivo di "tras-formare" l'uomo per mezzo dell'arte.

L'arte-terapeuta deve saper accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell'altro con parole, disegni, proposte. Per farlo deve avere una sensibilità estetica capace di raccogliere non il bello o il gradevole allo sguardo, ma il comunicativo, il significativo.

Tutto ciò non potrebbe esistere senza l'arte moderna, che ha introdotto un nuovo rapporto con l'immagine e ha rivalutato l'arte infantile; come nel linguaggio dei neonati "mmm" significa "mamma", allo stesso modo lo scarabocchio del bambino (o del non artista) acquista significato se c'è qualcuno che chiede "cos'è?".

Anche in una terapia c'è una relazione affettiva, qualcuno che chiede "cos'è?"; il terapista deve quindi avere un senso estetico diverso da quello classico: la sua lettura dell'opera è affidata alla relazione con il paziente, e l'uso dei materiali è più libero che tecnico.

L'arte, perchè'?


La grande arte, quella di artisti celebri di ogni campo e corrente (pittura,scultura, ma anche fotografia, video, pubblicità, ecc) è sicuramente portatrice di messaggi e di significati, riesce a far condividere emozioni fertili ad un pubblico sensibile e recettivo. Lo stesso fenomeno si riproduce in ognuno di noi, anche se artisti con la A maiuscola non siamo, nel momento in cui mettiamo in comunicazione il nostro mondo interiore con il mondo esterno.

Spesso non ce ne rendiamo conto oppure sottovalutiamo tale momento, eppure è una scintilla in qualche modo magica, un istante prezioso in cui la nostra creatività dà vita a un qualche cosa che parla per noi in un modo unico e solo nostro; l'immagine interna con l'azione creatrice diventa immagine esterna, visibile, si espone per essere condivisa, per comunicare una nostra intuizione, un colpo d'ala nell'affrontare un problema, una maniera speciale di fare, dire, o percepire la realtà.

Su cosa sia Arte si è detto, scritto e discusso molto ma ciò che interessa rispetto alle arti-terapie è un aspetto specifico di questo vastissimo argomento e cioè il momento o fenomeno creativo e le dinamiche che si pongono in atto quando il mondo emotivo, ma anche cognitivo, interno di ciascuno di noi trabocca, lievita, scorre con energia e talora con sofferenza, per farsi manifesto e tangibile al mondo esterno, all'altro da noi, all'ambiente.

Arte, creatività e benessere 


L'Arte-terapia va ad utilizzare le potenzialità, che ognuno possiede, di elaborare artisticamente il proprio vissuto, educando a tras-formarlo creativamente ad altri: ove "educare" sta per "e-ducere", ovvero "portare fuori" e nella pratica riabilitativa questo significa portare fuori dal buio verso una modalità di vita più soddisfacente per la persona.

Come, dunque, le arti-terapie inducono gradualmente modificazioni positive e benessere? Ognuno attraversa periodi di malessere (mal-essere, esistere male, faticosamente, con insoddisfazione, contrapposto a ben-essere, stare bene), fisico ed emotivo, che può anche dipendere da circostanze obiettivamente difficili come lutti, disoccupazione, malattia; di fronte ad avvenimenti così pesanti e invasivi ci possiamo sentire impotenti e scoraggiati. Sussiste però una parte di ogni situazione, per quanto avversa, in cui possiamo intervenire, secondo il nostro modo di recepire, assorbire, rielaborare e reagire alle circostanze che la vita ci impone. La differenza è molta: è la qualità stessa della nostra vita che andiamo a scegliere.

Ovviamente sarebbe semplicistico e riduttivo dire che la differenza tra benessere e malessere dipende solo da noi e dal nostro modo di porci, ma è comunque in questo spazio che si può lavorare con l'arte: non eliminando i problemi poiché gli arteterapeuti non sono onnipotenti né dotati di poteri occulti, ma andando invece più concretamente a facilitare l'emergere della creatività, suggerendo tecniche che potenzino gli aspetti caratteriali positivi e offrendo un contenitore emotivo e degli strumenti ove trovino spazio le emozioni che danno tensione, disagio, passività o disorientamento.

Lavorando sulle parti positive si attuano evoluzioni e cambiamenti più facilmente e più stabilmente che andando a rimuovere le parti ritenute, a torto o a ragione, insoddisfacenti e oscure. È preferibile intervenire potenziando le qualità piuttosto che reprimendo i difetti poiché ciascuno ha in sé una capacità autorigenerativa enorme che molto spesso è sufficiente solo stimolare; tutte le tecniche legate alle arti-terapie hanno questa funzione, come anche quella di porre in migliore comunicazione soma e psiche, corpo e mente. Offrendo al paziente strumenti di espressione e/o di realizzazione plastica, il counselor o il terapeuta facilitano in lui l'emergere delle emozioni, dei desideri, dell'aggressività, delle paure.

I due "cervelli" 


J. W. Goethe ha scritto: "dentro di noi vivono due spiriti"; questa sua convinzione, probabilmente dettata dalla sensibile percezione dell'artista, è suffragata dai neurofisiologi che ci parlano del "doppio cervello", ove l'emisfero destro e quello sinistro hanno differenti funzioni e linguaggi così che pressoché contemporaneamente si possono produrre due differenti processi di pensiero.

Non va dimenticato inoltre che nella civiltà occidentale, la nostra, è, quantomeno dall'Illuminismo, privilegiato l'aspetto cognitivo e le qualità e scienze legate alla ragione (emisfero dominante o maggiore è il sinistro: linguaggio digitale); questa predominanza ci impoverisce lasciando inattive tutte le nostre risorse legate all'emisfero destro del cervello (che regola le attività più arcaiche, quelle che per prime hanno guidato i nostri passi, nonché quelli della specie umana). Il linguaggio analogico (non verbale), che deriva dall'attività dell'emisfero destro, sovrintende alla fantasia, alla creatività, all'intuizione, alla percezione visiva, olfattiva, alla comunicazione e ai segnali corporei: tutta questa ricchezza, un vero patrimonio presente in ognuno di noi, quasi non è utilizzata da una larga maggioranza di persone o lo è solo inconsciamente; riappropriarsene con consapevolezza può essere un valido sostegno nelle prove quotidiane che la vita ci pone. Non vogliamo però contrapporre questi due linguaggi o stabilire una priorità dell'uno sull'altro, bensì integrarli!

Tutte queste nostre capacità poco esplorate vengono comunemente utilizzate nell'arte-terapia: così attraverso un disegno contatteremo meglio la nostra voglia di riconoscimento; con la creta faciliteremo a noi stessi una regressione e una graduale riappropriazione della tenerezza; con l'ausilio della musica è possibile accedere più facilmente a sentimenti ed emozioni rimosse; la danzaterapia ci può far comunicare col corpo al di là delle barriere del linguaggio e delle convenzioni; con la poesia riusciremo a integrare cuore e ragione sperimentando inoltre lo stare in un gruppo con sostegno emotivo reciproco, calore e partecipazione, pur conservando ognuno la propria preziosa individualità e andando ad arricchire il patrimonio comune del gruppo stesso con le nostre parti più belle liberamente espresse.

Le aree d'intervento 


Gli ambiti di applicazione dell'arte-terapia sono essenzialmente tre: educativo, riabilitativo e terapeutico, anche se i confini dell'uno spesso sfumano e si sovrappongono a quelli dell'altro. In comune hanno sicuramente le tecniche, che però vanno attentamente programmate e modulate rispetto ai bisogni/possibilità dell'utenza e agli obiettivi che l'operatore o l'équipe medica ritiene costruttivo perseguire.

Area terapeutica


Essere se stessi, star bene nella propria pelle (questo significa benessere) si può imparare ad ogni età e senza necessariamente soffrire di disturbi particolari. Ma l'arte-terapia viene anche utilizzata per handicap gravi e per psicopatologie, strutturando un lavoro di équipe ove trovino spazio e si coordinino, rafforzandosi a vicenda, le varie competenze e professionalità: lo psichiatra e/o lo psicologo, ma anche l'arte-terapeuta e l'infermiere o lo psicomotricista.

L'Arte-terapia si è sviluppata, circa quaranta anni or sono, dapprima proprio come strumento di sostegno nelle cure psichiatriche; infatti psichiatri e psicologi osservarono che la persona introversa, che ha difficoltà a comunicare e con la quale è difficile parlare, spesso riusciva ad esprimersi meglio con il corpo o con i gesti, magari modellando la creta o ballando o raffigurando nei disegni le proprie angosce; da allora gradualmente si sono strutturate modalità di intervento terapeutico a diversi livelli. Attualmente trova applicazione in ambito psichiatrico per casi di patologie conclamate (schizofrenia, autismo, ecc.). Le tecniche non sono mai per se stesse garanzia di guarigione poiché è innanzitutto la relazione affettiva che si instaura tra utente e terapeuta che conta ma, se l'operatore nella relazione di aiuto è competente e sensibile, l'arte può essere ulteriore e significativo strumento per entrare in quella particolare dimensione comunicativa della persona dove lo spazio e il tempo sono dilatati e individuali.

Area riabilitativa


Per i bambini, in particolare per quelli portatori di handicap fisici ma senza vere e proprie patologie psichiche, questa terapia può rivelarsi un'esperienza straordinaria perché diventa parte di un loro gioco; nessuno li giudica o li sgrida se il loro prodotto non è artisticamente valido; come con gli adulti, infatti, lo scopo dell'operatore o counselor non è tanto quello di insegnare a disegnare o a ballare in modo gradevole, ma di aiutare l'individuo ad esprimersi e a provare gioia con il proprio corpo, la propria voce, con i segni che riesce a tracciare sul foglio.

Anche gli adulti (non vedenti, anziani, tossicodipendenti, ecc) stando in gruppo riscoprono il piacere e l'allegria del gioco. Con la guida di un esperto è possibile scaricare stress e tensioni anche con uno scarabocchio; ballando o assumendo determinate posizioni cessa quel senso di torpore e si comprende non di avere ma di essere un corpo. Sicuramente un'espressione artistica permette di cogliere più a fondo la realtà, di osservare meglio, di trasmettere emozioni senza bisogno di parole e quindi disegno, pittura, scultura, musica, danza, teatro ma anche poesia, video, cinema, fotografia. Dovremmo dunque dire terapia per mezzo dell'arte più che arte-terapia.

Area educativa e preventiva


Sono tante le situazioni "normali" in cui le persone avvertono il bisogno di ristabilire l'equilibrio con se stessi e con l'ambiente: donne assalite dalla malinconia dopo il parto o durante la menopausa quando non riconoscono più il loro corpo che cambia, uomini che con l'inizio della pensione si sentono disorientati e inutili, bambini o ragazzi oppressi da un senso di inadeguatezza perché i risultati scolastici non sono brillanti. In tutti questi casi può essere utile liberare le proprie energie creative attraverso l'utilizzazione del disegno, della musica, della danza, della poesia, per migliorare il proprio "stare nella pelle", ottenendo gradualmente un maggior benessere psicofisico.

Un laboratorio d'arte-terapia


Lo studio di un arte-terapeuta è un ambiente molto diverso dagli altri studi di psicoterapia. La stanza è luminosa, ricca di stimoli, e sembra già di per sé un quadro: fogli di carta di ogni tipo e dimensione, matite e pennarelli colorati, pani di creta, plastilina, stoffe, gomitoli di lana e poi forbici, scotch, colla, matite; oppure ha un caldo pavimento in legno, strani strumenti musicali, qualche telo colorato, quasi vuota per poter danzare o raccogliersi e rilassarsi ascoltando musica.

Lo studio di arte terapia è quindi un luogo che privilegia la creatività, un ritorno al gioco e all'infanzia. C'è qualcosa che però rende la stanza diversa da altri luoghi come i laboratori espressivi o gli atelier delle scuole a formazione artistica ed è la sua funzione, l'uso che ne viene fatto. Non è solo un posto ove giocare, esprimersi, sperimentare, ma è un setting terapeutico, ossia uno spazio e un tempo definito in cui tutto ciò che avviene ha un significato e viene utilizzato per facilitare l'autoconsapevolezza, lo sviluppo emotivo, e/o per curare.

Nell'arte-terapia gli utenti fanno, toccano, guardano, e già questo è molto importante. Inoltre creano con i loro disegni una storia che rimane, con la quale confrontarsi al momento e/o in seguito; un'immagine infatti non ha sempre lo stesso significato nel tempo nemmeno per chi la fa. "Ciò che conta, per l'arte-terapeuta, è capire se è possibile decifrare il significato del simbolo che appare nei quadri e nelle sculture dei pazienti. Non è invece necessario discuterlo con loro. Bisogna anzi comprendere l'importanza delle difese e rispettarle" (Wilson).

L'arte-terapia si propone infatti di lavorare sulla persona in senso olistico (cioè intesa come un insieme di corpo e psiche), integrandone le parti, e proprio per questo motivo gli arte-terapeuti devono loro per primi saper mettere in comunicazione parole e immagini, cosicché l'utente alla fine della terapia sarà stato aiutato a vedere le cose belle che ha prodotto come qualcosa di profondamente suo, di interiore, che è dunque uscito da lui e con cui può aprire la propria "finestra sul mondo".

Per un progetto esistenziale in "progress"


I momenti sereni si alternano nel percorso esistenziale di ognuno a quelli difficili o impegnativi poiché il nostro ciclo vitale è in continuo divenire, ma se riteniamo auspicabile vivere un'esistenza non statica ma in "progress", dobbiamo investire in noi stessi prima che in un lavoro, un partner o in chicchessia. Ciò significa credere nelle nostre capacità di evoluzione, di cambiamento, di crescita spirituale. In questa direzione va il lavoro che viene strutturato nei gruppi e nei laboratori artistici con il counseling orientato all'espressione: un'attività apparentemente ludica e "sorridente" ma che, mano nella mano, accompagna la persona alla scoperta di se stesso, che è ancora il più avventuroso e affascinante dei viaggi.

Genio e follia: abbinata pericolosa? 


Spesso, a torto, in passato la creatività e il genio sono stati apparentati alla follia; tale posizione è ormai superata poiché è stato riconosciuto un confine fondamentale di diversità fra artisti e malati di mente: l'artista è in grado di far emergere il proprio materiale inconscio con la produzione di immagini, di note o di movimenti, come nel caso della danza, ma contemporaneamente mantiene un aggancio e un controllo con la realtà; lo psicotico invece ne viene sopraffatto e la produzione disegnativa o quale che sia, lo sommerge; egli non è più in grado di scegliere o di modulare l'esperienza ma ne è strumento, la subisce e perde ancor più il proprio rapporto con il reale.

L'artista vive la spontaneità e la creatività, ma ha contemporaneamente coscienza delle proprie intenzioni, attuando all'interno del processo creativo un'organizzazione e una ricerca intenzionale; tutto questo manca, almeno coscientemente, nel malato mentale.

Si è cominciato a dare attenzione alle espressioni grafiche e pittoriche dei malati di mente già nella seconda metà dell'ottocento: Tardieu e Simon (Francia 1876), Dantas (Spagna) e altri ancora. In Italia ricordiamo Lombroso (1877), il quale giudicava il pensiero dei malati di mente simile a quello dei primitivi, con espressioni similari sia nei disegni che nei concetti.

Ma tale opinione e altre, sempre inerenti alle relazioni tra follia e creatività, vennero successivamente poste in dubbio sia da studiosi come Prinzhorn (1922) e Breton, che da artisti quali Dubuffet (1924), che fondò la Compagnia d'Art Brut che aveva come peculiarità una spiccata sensibilità e rispetto nel valorizzare la produzione artistica dei degenti nei manicomi.

Nel 1950 a Parigi si tenne, nell'ambito del primo congresso mondiale di psichiatria, un'importante mostra di arte psicopatologica; in Italia, a Verona, nasce nel 1959 la SIPE (società internazionale di psicopatologia dell'espressione) mentre è significativo visitare il museo dell'Art Brut di Losanna, ove sono esposte le opere di degenti dei manicomi.

Oggigiorno è comunemente accettata la positività di una modalità creativa per affrontare l'esistenza e, conseguentemente, l'educazione a un pensiero libero e creativo che facilita e si avvale di meccanismi analogici, ma ciò non lo porta ad essere staccato dalla realtà né, tantomeno, delirante. Vengono favoriti e stimolati i liberi rimandi, le intuizioni, la curiosità, il gusto per la sperimentazione del nuovo, la fiducia, l'apertura e l'autonomia. Educare con l'uso di tecniche artistiche alla creatività, anzi, contribuisce a modificare o a contenere tratti di personalità (ossessività, conformismo, acquiescenza, negativismo) che talora potrebbero evolversi in patologie conclamate.

I primi passi: tra produzione di immagini e psicoterapia

I grandi "padri" della psicologia posero una particolare attenzione al processo creativo e al linguaggio analogico tipico dell'arte.

Arte-terapia non è Arte per antonomasia, bensì l'utilizzo di mezzi d'espressione e di comunicazione diversi dal linguaggio verbale usato quotidianamente; l'arte, come già sottolineato, usa un linguaggio fatto di simboli, metafore, analogie, segnali corporei e sensoriali che si esplicitano attraverso attività grafiche, plastiche, di musica, di danza ecc. attività queste tutte legate comunque all'inconscio. Le espressioni artistiche furono oggetto di attenzione e di studio già da parte di Sigmund Freud; egli riteneva molto vicine e collegate le attività sensoriali ai processi inconsci e, secondo i suoi studi, queste sarebbero più antiche delle attività connesse al pensiero cognitivo. Favorendo l'espressione creativa si perverrebbe quindi ad una "catarsi", purificazione, liberazione da un trauma infantile, momento questo fondamentale per Freud nel processo di guarigione.

Jung a tutto ciò aggiunse una sua particolare prospettiva secondo la quale in ognuno di noi esiste una memoria per immagini patrimonio della specie umana, gli archetipi, i miti e le leggende. L'arte attingerebbe a queste immagini appartenenti sia alla sfera sociale che personale ed esprimerebbe la parte trascendente, sacra, legata al mistero, nucleo centrale del processo di individuazione; guidando o facilitando tale processo si struttura un intervento terapeutico.

Secondo D.M. Winnicott "il gioco e l'arte sono libere manifestazioni della pulsione vitale" e poiché "l'accettazione della realtà è un compito che non ha mai fine nell'arco della vita e nessun uomo riesce a liberarsi del tutto dalla tensione che gli suscita la propria realtà interiore in relazione con quella esterna a sé, l'arte offre un'area intermedia di esperienza che allevia questa tensione ed è la naturale prosecuzione dell'area di gioco dei bambini persi nel loro giocare, quel magico momento in cui sono assorti tutti interi con i loro sensi e la loro abilità nell'esperienza del gioco".

Melanie Klein, psicoanalista inglese, introduce invece il concetto di riparazione: nell'esperienza infantile precoce alle fantasie di annientamento/divoramento seguono nel neonato lutto e nostalgia e quindi sentimenti di depressione e desiderio di riparazione. È in questo momento che appaiono i primi simboli e si costituisce il fondamento della sublimazione e quindi della creatività.

E ancora uno studioso, Charles Darwin, ci dice: "la perdita delle emozioni è una perdita della felicità". Infatti l'arte è una fonte di conoscenza e di esperienza per l'uomo ed è una grande attivatrice di emozioni: pensiamo a un notturno di Chopin, alla magia di un balletto, alla capacità di commuoverci che ha il cinema. Se la nostra personale immagine del mondo si struttura attraverso il processo primario (che è in relazione con l'emisfero destro del nostro cervello e cioè con quello che utilizza prevalentemente un linguaggio analogico), ecco come, ponendoci in relazione con le immagini, utilizzandole e portandole dal nostro interno al mondo esterno, sia possibile effettuare un cammino, un cambiamento psicologico e quindi attuare un processo di sviluppo per la persona.

Area espressiva


Espressione/grafico/figurativa/Modellatura: con l'utilizzo progressivo dei mezzi artistici si permette agli utenti di entrare in contatto profondo con se stessi in un processo di esplorazione e autoconoscenza e di stabilire un rapporto di comunicazione gli uni con gli altri in modo alternativo alla parola.

I laboratori esperienziali si avvalgono dei più svariati materiali come acqua, farina, zucchero, ma anche colori a dita, pennarelli, gessi, pastelli, creta e materiali di recupero.

Sono molteplici anche le tecniche di riferimento: disegni, collage, fumetto, illustrazioni, sculture in creta, cartapesta, polimateriche ecc.

Musicoterapia: viene ampiamente utilizzata sia in ambito psichiatrico che riabilitativo ed educativo; ciò non è affatto strano se consideriamo come la musica sia stata utilizzata già agli albori della vita umana in riti religiosi, sciamanici, legati al desiderio e al potere di risanare; nel Medioevo è stata attribuita alla musica addirittura una funzione esorcistica! E', la musica, una grande attivatrice di immagini e di emozioni anche per le evidenti influenze fisiologiche sul ritmo cardiaco, sul respiro, sulla pressione arteriosa; può essere sia rilassante che eccitante, riproducendo i suoni della natura o accompagnandoci stando sullo sfondo.

Le applicazioni in arte-terapia si realizzano mediante l'ascolto passivo e attivo, l'uso della voce, del canto (corale e individuale), della ritmica, dell'armonizzazione, meditazione sonora, suono (naturale e strumentale).

Fotografia: l'impiego di questa "arte" è recente: le prime esperienze, con pazienti con disturbi legati all'immagine corporea, risalgono circa agli anni sessanta.

Poiché la fotografia non fornisce copie fedeli dei soggetti fotografati, bensì l'interpretazione che il fotografo dà del soggetto scelto, essa è quindi una "invenzione" legata alla percezione personale del soggetto, del momento, del contesto, e dipende strettamente dai codici espressivi e dall'attività inconscia del fotografo che rielabora la realtà che gli si pone davanti. Ad esempio, offrendo la stessa modella a differenti fotografi avremo altrettante donne, ognuna diversa e al contempo vera poiché ogni foto rappresenta un suo particolare aspetto, ovvero ciò che l'artista ha visto in lei. Ed è in questo spazio proiettivo e di re-invenzione del reale che si pone lo spazio d'intervento per un processo terapeutico.

Cinema & video: la potenzialità terapeutica è collegata a quanto detto per la fotografia circa le proiezioni personali rispetto alle immagini del reale, ma va considerato anche quanto sia significativa un'attività di gruppo, ove si giunge a realizzare qualcosa, avere un obiettivo e uno strumento comune. Con l'utilizzo di queste "arti" è possibile dare forma ("gestaltung", da cui Gestalt-terapia della forma) alle emozioni, permettendo ai pazienti di essere al contempo o alternativamente attori, spettatori e registi, lasciando parlare comunque il loro immaginario.

Poesia & Psicografologia: è un campo dove dialogano armoniosamente tutti e due gli emisferi cerebrali, mondo razionale e mondo fantastico, attitudine creativa e attività cognitiva; nella "pragmatica della comunicazione" P. Watzlawick sottolinea l'importanza delle strutture linguistiche dell'emisfero destro: metafore, ellissi, ripetizioni, tutti mezzi linguistici, cioè, che attivano la fantasia sia del lettore che dell'ascoltatore; è quindi ovvio come questo implichi un ampio spazio di intervento per gli arte-terapeuti.

Altresì chiarificante è uno dei più noti psicanalisti contemporanei, A. Adler, quando scrive: "Capire uno stile di vita è come capire l'opera di un poeta. Un poeta deve servirsi di parole, ma noi dobbiamo leggere fra le righe." Simmetricamente ad Adler, J Hillman, ci dice:" Perché è l'immaginazione che dà distanza e dignità, consentendoci di vedere gli eventi come immagini. E' l'immaginazione che si pone a mezza strada tra il mondo dell'adesso e le percettibili eternità dello spirito".

Area corporea


Danzaterapia & rilassamento: la danza risveglia il corpo e l'immaginazione e poiché le esperienze interiori si esprimono più facilmente con il corpo piuttosto che con le parole, che spesso sono inadeguate, è possibile pervenire a un cambiamento utile all'individuo imparando poco a poco ad esprimersi in modo nuovo, magari più libero, attraverso il corpo che si mobilita e parla per noi; esprime ferite e debolezze ma anche desideri e sentimenti.

Teatroterapia: il teatro è comunicazione con il corpo, la voce , le parole; ha, fra le tante, delle funzioni precipue utili nell'ambito terapeutico e cioè quella di fingere per essere più vero, di mentire per sottolineare delle verità; è capace di gestire la violenza e di dare un senso all'umana follia; contrappone e media, critica e comprende, permette di mostrare ciò che è nascosto e nascondere l'evidenza.

Il teatro è illusione e l'illusione crea una realtà possibile che media tra sogno, gioco e quotidiano e, di conseguenza, attua uno spazio terapeutico.

Una particolare possibilità applicativa è data dall'utilizzo di marionette e burattini che rappresentando la figura umana permettono l'identificazione proiettiva e hanno un valore di oggetto transizionale particolarmente adatto al lavoro con i bambini mediante lavori di drammatizzazione e di gioco.

Arte-terapeuta... L'artista che trans-forma


L'attuale fiorire di iniziative, seminari, convegni, riviste, che centrano il loro interesse sulle artiterapie e sulle loro applicazioni, non è una "moda" ma la continuazione di un "discorso" nato negli anni sessanta e settanta, quando furono messi in discussione aspetti violenti e prevaricatori per l'individuo ad opera delle istituzioni nel pubblico e nel privato, che però portarono gradualmente a dei cambiamenti nella scuola, come nella sanità (legge 180 e 194) e nel sociale (ludoteche, animazione nei quartieri ad alta disgregazione sociale, strutture per i portatori di handicap).

Il filo di quel discorso si è integrato e addolcito ma ha contribuito a far evolvere la nostra società di fronte alla malattia e all'handicap, nel segno di una nuova sensibilità di stampo umanistico, ove l'uomo e il rispetto per la sofferenza e il disagio siano prioritari per le istituzioni come nei rapporti interpersonali. È esattamente in quest'area che si pone l' Arte-terapia.

Ritengo auspicabile un ancora più diffuso utilizzo di questa disciplina e delle sue applicazioni sia nel campo dell'istruzione, della prevenzione, nel sociale e in particolare nell'ambito sanitario, poiché i bisogni di migliore comunicazione sociale, di nuovi linguaggi espressivi, di liberazione di energie psichiche e di riappropriazione del corpo sono sempre più sentiti e diffusi nelle persone.

Operatori di base, volontari, professionisti, insegnanti, anche con il credere alla creatività, con una nuova pedagogia dell'arte, con la diffusione di medicine alternative tentano di dare una risposta flessibile e personalizzata ad una popolazione malata, spesso, di emarginazione, disadattamento, di solitudine.

Infatti l'arte è anche un metodo che, diversamente dalla scienza, non tenta di eliminare il caso, la spontaneità, l'irrazionale, bensì lo utilizza e lo integra.

Un personale progetto antistress dovrebbe comprendere un'attività creativa, un'area di gioco e di piacere ove, in diretta e non per procura, ognuno possa mostrarsi, sentirsi libero e speciale; è compito del nostro piccolo artista "...gettare un ponte tra il mondo dei sentimenti e l'ordine delle forme, senza per questo perdere il ritmo e la vita".

(Pubblicato sull'Annuario di medicina / Curcio- Selemark - anno 1996)

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L'Arteterapia

Raffaella Molteni
Prezzo € 6,50
Xenia Edizioni
Pagg. 126
Anno: 2007

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